Fight Club (на итальянском)
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«Io sono immondizia» ha detto Tyler. «Io sono immondizia e merda e follia per te e questo piccolo mondo del cazzo» ha detto Tyler al presidente sindacalista. «A te non importa dove vivo o come mi sento o che cosa mangio o che cosa do da mangiare ai miei bambini o come pago il dottore se sto male, sм, io sono stupido e stufo e debole, ma sono sempre e ancora una tua responsabilitа.»
Seduto nell'ufficio del Pressman Hotel, io avevo le labbra da fight club ancora spaccate in una decina di segmenti. Con quel buco di culo nella guancia a guardare il direttore del Pressman Hotel era tutto alquanto convincente.
Nell'insieme gli ho detto le stesse cose che aveva detto Tyler.
Dopo che il presidente di sezione aveva scaraventato Tyler per terra, dopo che il signor presidente aveva visto che Tyler non reagiva, con il suo corpaccione grande e grosso come mai gli sarebbe servito, ha alzato dietro di sй il mocassino di marca e gli ha tirato un calcio nelle costole e Tyler ha riso. L'esimio presidente ha alzato la bella scarpetta e l'ha spedita nelle reni di Tyler dopo che Tyler si era raggomitolato per terra, ma Tyler rideva ancora.
«Butta tutto fuori» gli ha detto Tyler.
Nella direzione del Pressman Hotel, ho chiesto al direttore dell'albergo se mi permetteva di usare il suo telefono e ho composto il numero della cronaca cittadina del giornale locale. Sotto gli occhi del direttore dell'albergo ho detto:
Pronto, ho detto, ho commesso un terribile crimine contro l'umanitа per esprimere una protesta politica. La mia protesta и contro lo sfruttamento dei lavoratori nell'industria dei servizi.
Se devo finire in prigione, non sarт solo un paria squilibrato che la fa nella minestra. La portata del mio gesto sarа eroica.
Cameriere Robin Hood difende i diseredati.
Non sarа clamore circoscritto a un solo albergo e un solo cameriere.
Molto delicatamente il direttore del Pressman Hotel mi ha sfilato il ricevitore di mano. Il direttore ha detto che non voleva che lavorassi piщ da lui, non con la faccia che mi ritrovo ora.
Io sono in piedi davanti alla scrivania del direttore quando mi meraviglio e.dico: cosa?
Non le piace l'idea di questo?
E senza batter ciglio, sempre guardando il direttore, lascio partire una sventola carica di tutta la forza centrifuga del mio braccio e mi faccio sprizzare sangue fresco dalle croste che ho sul naso.
Senza nessun motivo mi ricordo la sera che Tyler e io ci siamo affrontati per la prima volta. Voglio che mi tiri un cazzotto piщ forte che puoi.
Questo non и altrettanto forte. Me ne do un altro. И giа un bello spettacolo, tutto quel sangue, ma io mi scaglio di nuovo contro il muro e faccio un fracasso terribile e mando in frantumi il quadro che c'и appeso.
Il vetro infranto e la cornice spezzata e il dipinto di fiori e il sangue finiscono per terra con me che mi dibatto e gesticolo. Che bel gigione che sono. Il sangue imbratta il tappeto e io mi aggrappo lasciando mostruose impronte di sangue sul bordo della scrivania del direttore dell'albergo e gli dico, aiuto, mi aiuti, ma intanto comincio a sghignazzare.
Mi aiuti, la prego.
La prego, non mi picchi di nuovo.
Scivolo di nuovo per terra e striscio il mio sangue sul tappeto. La prego saranno le prime parole. Cosм tengo le labbra serrate. Il mostro si trascina sui preziosi bouquet e sulle delicate ghirlande del tappeto orientale. Il sangue mi cade dal naso e mi scivola in gola, mi riempie la bocca,
La prego.
Dirlo.
La prego esce in una bolla di sangue.
Dirlo.
La prego.
E la bolla scoppia e schizza sangue dappertutto.
Ed и stato cosм che Tyler si и trovato libero di aprire un fight club per ogni sera della settimana. Dopo quella volta ci sono stati sette fight club e dopo ci sono stati quindici fight club, e dopo ci sono stati ventitrй fight club, e Tyler ne voleva altri ancora. C'era da incassare soldi in continuazione.
La prego, ho chiesto al direttore del Pressman Hotel, mi dia i soldi. E sghignazzo, di nuovo.
La prego.
E la prego, non mi picchi ancora
Lei ha tanto e io non ho niente. E comincio ad arrampicarmi nel mio sangue su per i calzoni gessati del direttore del Pressman Hotel che si inclina all'indietro, indurito, con le mani sul davanzale che ha alle spalle, e persino le sue labbra sottili gli si ritirano dai denti.
Il mostro aggancia il suo artiglio insanguinato alla cintola dei calzoni del direttore e si issa ad afferrargli la camicia bianca inamidata e io chiudo le mie dita insanguinate sui polsi lisci del direttore.
La prego. Faccio un sorriso grande da spaccarmi le labbra.
C'и una zuffa con il direttore che strilla e cerca di strapparsi di dosso le mie mani e il mio sangue e il mio naso spappolato, con tutta la sporcizia che il sangue appiccica addosso a entrambi, e proprio in quel momento, al culmine dell'eccellenza, le guardie giurate decidono di intervenire.
16
C'и sul giornale di oggi che qualcuno si и introdotto negli uffici tra il decimo e il quindicesimo piano della Hein Tower e si и lasciato penzolare dalle finestre e ha dipinto sul lato sud del palazzo una maschera ghignante alta cinque piani e ha appiccato dei fuochi cosicchй le finestre che si trovavano al centro dei due occhi enormi hanno brillato di luce enorme e viva e inevitabile all'alba su tutta la cittа.
Nella foto in prima pagina la faccia и una zucca rabbiosa, un demone giapponese, drago di cupidigia sospeso nel cielo, e il fumo sono le sopracciglia di una strega o i corni di un diavolo. E la gente ha strillato con la testa rovesciata all'indietro.
Che cosa voleva dire?
E chi poteva essere stato? E anche dopo che gli incendi si erano spenti la faccia era ancora lм ed era anche peggio. Gli occhi vuoti sembravano fissare tutta la gente che c'era in strada e allo stesso tempo erano morti.