Fight Club (на итальянском)
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Le ho chiesto, ma che cosa voleva farci con quella roba bianca.
«Labbra carnose» mi ha risposto Maria. «Invecchiando, le labbra ti si ritirano nella bocca. Sto raccogliendo collageno per una iniezione alle labbra. Ho quasi quattordici chili di collageno nel tuo congelatore.»
Le ho chiesto quanto carnose le voleva, le labbra
Maria ha detto che era l'operazione a farle paura.
La roba che c'era nel pacco della Federal Express, racconto a Tyler nell'Impala, era la stessa roba da cui ricavavamo sapone. Da quando si и scoperto che il silicone и pericoloso, per lisciare le rughe o gonfiarsi le labbra o un mento sfuggente, la parte del leone la fa il collagene. Da come me l'ha spiegata Maria, il collagene che si compra a buon mercato proviene di solito da grasso di vacca sterilizzato e trasformato, ma quel genere di collagene economico non dura molto a lungo nel corpo umano. Lа dove te lo inietti, mettiamo nelle labbra, il tuo organismo lo rigetta e comincia a farlo filtrare. Sei mesi dopo ti ritrovi con le labbra avvizzite di prima.
Il collagene migliore, ha detto Maria,
La roba in frigo a casa и la provvista di collagene di Maria. Ogni volta che sua mamma metteva su un po' di grasso in eccedenza, lei glielo faceva succhiare fuori e impacchettare. Maria dice che questo procedimento si chiama scrematura. Se la mamma di Maria non ha bisogno del collageno per se stessa, manda i pacchetti a Maria. Maria non ha mai grasso addosso del suo e sua mamma и dell'idea che per Maria и sempre meglio il collageno di famiglia che quello da quattro soldi ricavato dalle vacche.
L'illuminazione del boulevard attraversa la scritta sul parabrezza e proietta CHIAVI IN MANO sulla guancia di Tyler.
«I ragni» dice Tyler, «fanno le uova e le larve si inastano nella pelle. Tanto per dire quanto puт essere brutta la vita.»
Ora come ora il mio pollo alle mandorle nella sua cremosa salsina tiepida ha il sapore di qualcosa ciucciato dalle cosce della mamma di Maria.
И stato in quel momento, in cucina con Maria, che ho capito che cosa aveva fatto Tyler.
RUGHE SPAVENTOSE.
E sapevo perchй aveva mandato i cioccolatini alla mamma di Maria.
Maria, dico, no che non vuoi aprire il congelatore.
Maria dice: «Cosa?».
«Non mangiamo mai carne rossa» mi dice Tyler nell'Impala e lui non puт usare grasso di pollo altrimenti il sapone non s'indurisce.
«Quella roba» dice Tyler, «ci fa guadagnare una fortuna. Abbiamo pagato l'affitto con quel collageno.»
Io gli dico che avrebbe dovuto parlarne a Maria. Ora lei crede che sia stato io.
«Saponificazione» dice Tyler, «и la reazione chimica necessaria a fare sapone buono. Il grasso di pollo non funziona come non va bene nessun grasso con troppo sale.
«Ascolta» dice Tyler. «Abbiamo da far fronte a una grossa ordinazione. Manderemo alla mamma di Maria della cioccolata e magari qualche crostata.»
Io credo che non funzionerа piщ.
Per farla breve, Maria ha guardato nel congelatore. D'accordo, all'inizio c'и stata una piccola zuffa. Io cerco di fermarla e il sacchetto le sfugge di mano e si apre sul linoleum e noi scivoliamo tutti e due in quel pasticcio bianco e scivoloso e ci rialziamo in preda ai rigurgiti. Cinturo Maria intorno alla vita da dietro, le blocco le braccia contro i fianchi, i suoi capelli mi sferzano la faccia, mentre io le dico e ripeto che non sono stato io, non sono stato io.
Non l'ho fatto io.
«Mia madre! La stai versando dappertutto!»
Avevamo bisogno di fare del sapone, le spiego con la bocca schiacciata contro l'orecchio. Avevamo bisogno di lavare i miei calzoni, pagare l'affitto, riparare la perdita nel tubo del gas. Non sono stato io.
И stato Tyler.
Maria strilla:
Ci sono due vecchie batterie da torcia, ma nient'altro.
«Dov'и?»
Io sto giа strisciando all'indietro, con le mani che mi scivolano sul pavimento, le scarpe che scivolano sul linoleum, e il culo che ne ripulisce una striscia allontanandosi da Maria e dal frigo. Tengo in alto la gonna cosм non devo vedere Maria mentre glielo dico.
La veritа.
Ne abbiamo fatto sapone. Di lei. Della mamma di Maria.
«Sapone?»
Sapone. Si fa bollire il grasso. Si mescola con la lisciva. Si ottiene sapone.
Quando Maria strilla, le lancio la sottana in faccia e scappo. Scivolo. Scappo.
In giro per tutto il pianterreno Maria mi insegue, slittando intorno agli angoli, catapultandosi dagli infissi. Scivolando.
Lasciando ripugnanti marchi di grasso e sudiciume di pavimento in forma di mani tra i fiori della tappezzeria. Cadendo e andando a sbattere contro gli zoccoli, rialzandosi, correndo.
Maria strilla: «Hai bollito mia madre!».
Tyler ha bollito sua madre.
Maria strilla, sempre a un tiro di unghie dietro di me.
Tyler ha bollito sua madre.
«Hai bollito mia madre!»
La porta d'ingresso era ancora aperta.
Cosм mi sono trovato fuori mentre Maria mi strillava dietro dalla soglia. I piedi non scivolavano piщ sul marciapiede di cemento e ho continuato a correre. Finchй ho trovato Tyler o finchй Tyler ha trovato me e gli ho raccontato cos'era successo.
Con una birra a testa, io e Tyler ci siamo distesi sui sedili, io su quello davanti. Ancora adesso Maria probabilmente и in casa a scagliare le riviste contro i muri e a strillare che sono un farabutto e un mostro, un capitalista biforcuto, un bastardo ciucciaculi. Le miglia di notte tra me e Maria offrono insetti e melanomi e virus carnivori. Dove mi trovo non и malaccio.
«Quando un uomo viene colpito da un fulmine» dice Tyler, «la testa gli si brucia e gli diventa piccola come una palla da baseball e la cerniera gli si fonde tutta insieme e non si apre piщ.»
Gli chiedo se questa volta abbiamo toccato il fondo.
Tyler appoggia la testa e dice: «Se Marilyn Monroe fosse viva in questo momento, che cosa starebbe facendo?».
Io gli do la buonanotte.
Il rivestimento del soffitto penzola a brandelli e Tyler dice: «Starebbe grattando il coperchio della sua bara».