Il libro della pesca in mare
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La pesca con canna bolognese avverra quasi sempre abbinata ad una lenza sostenuta da un galleggiante.
Molto diffusa e la pesca con canna bolognese per la pesca della spigola in ambito portuale, di saraghi ed occhiate dalle scogliere naturali. Molto spesso e sempre piu di frequente il classico galleggiante da bolognese viene sostituito da un “galleggiante all’inglese” che presenta qualche vantaggio specie con vento ma mare sostanzialmente calmo.
E siamo arrivati alle canne all’inglese; queste sono il corrispettivo anglosassone delle nostre bolognesi e nascono per la pesca in canale a lunga distanza. Poi l’uso e stato allargato al mare e le misure canoniche attestate sui 3 metri e novanta sono cresciute fino ai 5 metri circa. L’inglese classica e una canna ad innesti in tre pezzi ed e connotata da numerosi anelli guidafilo (oltre i 10) generalmente di piccolo diametro.
Esigenze commerciali e di pesca in mare hanno immesso sul mercato attrezzi da 4,20/4,50 Mt. telescopici, con un numero di anelli che arriva a 15/16. La telescopicita degli attrezzi non consentira una perfetta scalatura degli anelli, per cui saranno molto frequenti anelli intermedi tra due sezioni legati su tubetto.
La canna all’inglese, di base piu potente della classica bolognese, consente una pesca a maggior distanza dalla riva, e le piu potenti, in grado di lanciare galleggianti in parte piombati di una portata fino a 30 grammi, consente di posizionare le nostre esche fino a 40/60 metri, al punto che il filo in bobina del 14 o del 16, dovra essere corredato di un adeguato parastrappi dello 0.25, mutuato dalla pesca a fondo dalla spiaggia.
In Italia sono molte le aziende che producono canne da riva di ottima fattura da ricordare Maver, Triana, Tubertini, Trabucco, Milo. Tra le non italiana citiamo l’ottima produzione della Daiwa, la Mitchell, la Shimano. Di principio sappiate che canne troppo economiche, spesso non durano l’arco di una stagione e che spendere qualche soldo in piu per un attrezzo di sicuro affidamento e spesso l’unico modo per risparmiare.
Capitolo 4- LE CANNE
LE CANNE DA SURF
Arriviamo ad una delle discipline di piu recente diffusione e che forse solo da poco e entrata in una fase di maturazione. Da un surf casting elaborato per aspiranti Rambo, fatto di condizioni meteo durissime, di zavorre ben oltre i 150 grammi e di prede spesso solo agognate ma presenti in modo massiccio solo in alcune ben delimitate zone, si e passati ad una definizione del surf casting che abbraccia un po’ tutte le tecniche a fondo praticabili dalla spiaggia ed il concetto, a personale parere, e ancor piu da estendere.
Quindi la produzione delle canne da surf casting varia da attrezzi in grado di lanciare poche decine di grammi, generalmente si parte dai 50 grammi, fino a canne in grado di scagliare a buone distanze piombature da oltre 2 etti. Sulla questione dei materiali poco cambia rispetto a quanto gia detto per le canne dedicate alla pesca da riva. Carbonio e basta.
Il fenolico lasciamolo al pescatore non convinto, al ragazzino alle prime armi; non e solo una questione di peso dei materiali ma proprio di azione e nessuna canna in fenolico sara in grado di eguagliare l’azione di una mediocre canna da surf in carbonio.
Resta qualche limitatissima nicchia di mercato del fenolico riservato probabilmente alle sole circostanze di pesca oceanica a grossi predatori ed in qualche centro di pesca Africano e ancora in voga forse una sola canna in fibra di vetro ovvero la Mariner Strong della Mitchell che ha fatto un po’ la storia della specialita.
Le canne da spiaggia, estremizzando un po’ il concetto, potrebbero essere considerate delle bolognesi molto potenti; la richiesta di mercato vede una produzione di canne nelle misure tra i 3 metri e sessanta ed i 5 metri. La gran parte della produzione, il segmento piu consistente, vede commercializzate canne tra i 4 ed i 4,5 metri. Canne telescopiche in gran parte, in un numero vario di sezioni che parte dalle tre fino ad andare oltre le 5 sebbene il target piu diffuso vede canne in 4 o 5 sezioni. Esiste poi una produzione di attrezzi in tre sezioni ad innesto da non confondere con le due pezzi, che pur essendo canne da spiaggia, applicano il concetto costruttivo di origine anglosassone della ripartizione di sezione che meglio vedremo tra poco.
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