Итальянский с любовью. Осада Флоренции / L'assedio di Firenze
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Nicol`o Strozzi, considerando come quel valoroso, pi`u che a mezzo morto, potesse appena reggere la spada, non volle si esponesse a sicurissimo eccidio; onde presto si pose tra il nemico e lui, riparandogli col proprio corpo le ferite.
Ma il Ferruccio, brontolando, lo trasse in disparte e in ogni modo volle pel primo affrontare il nemico. Cessata la speranza di vincere, combattono per non morire invendicati. Gl’imperiali abborrenti di sostenere l’estreme ire di quei terribili uomini, si allargano e li bersagliano con gli archibusi da lontano. Ad ogni momento ne cadeva uno per non pi`u rilevarsi, n'e i superstiti pensano ad arrendersi. Anche la Toscana ebbe i suoi Trecento e Leonida.
“Il gonfalone di Firenze! Gli angeli scendono a difenderlo: viva la Repubblica!”
Questo grido mandarono il Ferruccio e i suoi compagni, allorch`i, alzando all’improvviso lo sguardo, videro sventolare al balcone di un castelletto posto sopra certa eminenza accanto le mura di Gavinana la bandiera del comune.
E al balcone si affacci`o Vico Machiavelli, che con la voce e col cenno chiamava i compagni a riparare in cotesto estremo propugnacolo. Non senza nuove perdite col`a si condussero; stremati com’erano di forze e di sangue, quella breve erta parve loro infinita. Sbarrarono le porte, come meglio poterono si afforzarono e dai balconi, dalle feritoie, che anche in oggi si vedono, presero a bersagliare il nemico.
Gl’imperiali, sospinti dalle minacce dei capitani, che dietro loro incalzavano con la spada nuda, molte volte salirono all’assalto, e sempre sopraffatti dalla tempesta delle palle piegarono. Maramaldo, rimasto in Gavinana, sentendo riuscire i conati invano, spumava di rabbia, e all’ultimo mand`o a dire che se in mezz’ora non superavano il castello, gli avrebbe appiccati quanti erano. Si accingono all’ultima prova; le palle vengono pi`u rare; arrivati a mezza costa scemano ancora; a pi`i del muro cessano affatto, stanno immobili alquanto di tempo paurosi di sorpresa, non offesi si rinfrancano, i pi`u timidi saliscono a gara, insieme uniti si sforzano a rompere le imposte, a scalare i balconi.
I nostri non hanno pi`u polvere, non palle, e dimentichi dei pericoli e dei propri dolori, contemplano l’agonia di un valoroso. Ferruccio giace sopra un letto di foglie castagnine; non ha parte di corpo illesa; invano tentarono arrestargli il sangue, prorompe dagli orli delle fasciature, distilla dai lini temprati. Genuflesso a destra, gli sorregge il capo Vico Machiavelli, il quale forte si abbranca il petto sotto la mammella sinistra per impedire anch’egli lo sgorgo del sangue da una ferita ricevuta in quella parte, e dalla manca simile cura gli rende Annalena, anch’ella genuflessa.
Ardono in terra alcune lampade, le quali quando il sole illumina il nostro emisfero partoriscono effetto sempre solenne nell’uomo, imperciocch'e accennino la presenza della morte – o Dio.
La morte con la mano grave chiudeva gli occhi al Ferruccio, ma l’animoso, sforzandosi scoterne il peso, avventava la pupilla coruscante a modo di baleno verso il balcone. Allora il Ferruccio non contese pi`u oltre la potenza della morte, lasci`o abbassata la palpebra e sospir`o con mestissimo accento:
“`E caduto! `E caduto!”
All’improvviso le porte sfasciate si disfanno, irrompe il nemico nelle sale del castello. Di stanza propagato in istanza, ecco percuote le orecchie del nemico una cantilena di sacre preci, un singhiozzare sommesso; un suono di pianto, siccome avviene nelle case che sta per visitare la morte. Entrarono e videro l’agonia del campione della Repubblica, o piuttosto dell’ultimo fra i grandi Italiani.
Ci`o dicendo mosse per aggiungere alle parole l’esempio e gi`a stendeva le mani su quelle sacre membra, quando Vico Machiavelli saltando all’improvviso in piedi lo respinse lontano, poi levatasi la destra dalla ferita strinse la spada ottusa nel taglio, troncata nella punta, e l’alz`o per percuoterlo. Ahim'e! Il sangue spiccia a zampilli fuori della ferita, lui vacilla com’ebbro e, dopo alcuni vani conati per sostenersi, stramazza duramente per terra. Annalena gittando un urlo disperato abbandona il capo del Ferruccio e si protende smaniosa sul corpo del marito.
Dirimpetto alla chiesa della Gavinana sorge una casa, una volta Battistini, oggi appartenente ai Traversari. La porta principale essendo elevata assai dal terreno, vi si salisce mediante una scala a due branche che lasciano uno spazio di alquante braccia quadrate davanti la porta.
Qui sta Maramaldo volgendo di tratto in tratto lo sguardo verso la porta Apiciana per vedere e il Ferruccio giungesse. Finalmente l’empia voglia gli rimase soddisfatta; si apre la folla, e il Ferruccio, tratto a vituperio con ineffabile angoscia sopra i bastoni delle picche, si avvicina alla casa Battistini.
Maramaldo con subito alternare diventa in volto bianco e vermiglio. Glielo distesero ai piedi, e lui stette lungo tempo a guardarlo senza potere profferire parola, poi cominci`o tra lo scherno e la rampogna:
“Infelice! Vedi a che ti ha ridotto il folle pensiero di resistere alle armi di sua maest`a Carlo V imperatore e re, e del Beatissimo Padre? Vedi, sconsigliato, come in mala ora lasciavi il fondaco? Credevi forse che il combattere battaglia fosse cos`i agevole che misurare panni? Stolto!
Tu hai senza scopo empito i sepolcri di tuoi concittadini. Tu, alla vanit`a che ti rode compiacendo, hai sagrificato migliaia di uomini. Dio ti ha riprovato, Dio ti confonde ai miei piedi; io potrei calpestarti, e tu lo meriteresti; ma rispetto in te il segno del cristiano e ti risparmio. Il Signore nella sua misericordia ti concede spazio sufficiente di vita per riparare ai tuoi falli; adempi al comando dell’Eterno e chiedi pubblica perdonanza all’imperatore…”
E questi vedendoselo ormai venire addosso, lo guarda in volto e sorridendo gli dice:
“Tu tremi! Ecco… tu ammazzi un uomo morto”.
E il ferro dell’assassino penetr`o fino al manico nell’intemerato petto del prode Ferruccio. La bandiera nemica serve di lenzuolo funerario al Ferruccio… Lui lo vede… esulta e spira l’anima immortale.
Epilogo
La donna fuggendo e il vecchio inseguendo scorrono in piano di Doccia, rivedono la fonte dei Gorghi, il rivo delle Catinelle, si accostano a Gavinana, piegando a destra lungo le mura, e finalmente ansanti si fermano nel bosco delle Vergini a pi`i di un castagno. In verit`a uno dei pi`u belli che crescano in quel campo, dove ne vegetano dei bellissimi, e nel suo tronco, ad arte scortecciato, mostrava una croce.