Итальянский с любовью. Осада Флоренции / L'assedio di Firenze
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Non tutte quelle fortificazioni erano condotte a termine nel tempo di cui favelliamo, perocch'e mancassero i fossi, le vie coperte e simili altri accessorii; e poich'e il nemico stava a fronte, e di giorno in giorno si temeva l’assalto, cos`i non smettevano mai il lavorio di giorno o di notte. Dante salendo pel poggio si ferm`o un momento a contemplare un numero infinito di fiaccole scorrere di su, di gi`u, da tutti i lati, e al chiarore di questi fuochi ammir`o il solenne spettacolo di un popolo irrequieto per la propria difesa, pago, per mercede, del contento che l’opera stessa gli somministrava, senza secondi pensieri, senza idea comunque lontanissima di accordo, n`e anche per ombra dubbioso di potere perdere la prova, fidente in Dio, fidente nel suo braccio, affatto sublime; popolo vero insomma, non gi`a sozza, cupida, ignorante, iattante plebe e codarda; onde sospirando ebbe a dire: “Te felice, o popolo, se non ti fossi mai lasciato soverchiare dai tuoi eguali! Le mani che trattano la zappa meglio delle altre saprebbero reggere lo stato.”
Michelangelo Buonarroti, non vecchio ancora, che di poco oltrepassava il cinquantacinquesimo anno, di membra vigorose e spigliate, con quel suo impeto terribile si vedeva trascorrere veloce da un punto all’altro senza posare un momento; pareva lo spirito agitatore di tutto il popolo raccolto l`i; lo avreste detto per quel suo roteare fantastico il genio custode della citt`a.
Dante, comunque robustissimo uomo fosse, indarno si affaticava a raggiungerlo; ora se lo vedeva comparire sopra la testa, ora sotto i piedi, or lontano su i lati, sicch'e quasi stava per disperarsi. Da qualsivoglia parte Michelangelo si volgesse lasciava utili insegnamenti o esempi buoni o parole che poi diventavano sentenze tra quei popolani innamorati della sua virt`u. Giunto presso a certo parapetto non anche condotto a termine, parendogli che troppo tardassero a compierlo:
“O neghittosi!” – favell`o, – “non sapete voi che da questo lato domani potrebbe entrare la palla mortale per la nostra amorosissima patria?” E gli operai: “l’uomo fa quello che pu`o, maestro, noi non abbiamo mica cento braccia”. “Cento braccia”, – riprende Michelangelo, – “non bastano l`a dove basta un sol fermo volere?” E gli operai di nuovo: “Non ci garrite, Michelangelo; noi stiamo dietro a questi altri che pure hanno cominciato il compito quattro ore prima di noi”. “Guai a quello”, – replica tosto il Buonarroti, – “che cerca difesa al proprio fallo nel male operato altrui: chi va dietro ad altri non gli passa mai avanti”. “Con voi maestro non si vince n`i s’impatta: tra due ore ve lo daremo finito”. “Oh! questo si chiama parlare; arrivederci fra due ore”.
Di l`i balza a un fosso, dove gli scavatori essendo addentrati un braccio pi`u della persona nel terreno attendevano a penetrare pi`u oltre; la voce di Michelangelo passando gli ammonisce: “Figliuoli, la terra sui poggi `e pi`u solla che al piano; badate che smottando non vi seppellisca: ponete due assi lungo le pareti e puntellate con una trave per traverso a contrasto, allora siete sicuri come in casa vostra.” Altrove volgendosi, ecco incontra un gruppo di uomini i quali si sforzano a portare su in cima al poggio una grossissima lastra di pietra; ci sottopongono tutte le mani; poi riunendo i conati tentano di rotolarla ancora una volta; i muscoli delle braccia risaltavano nella maggiore loro tensione, protuberanti le vene delle tempie, gli occhi quasi scoppiati fuori dell’orbita.
Michelangelo si compiacque alquanto nel considerare qesti arditi contorni; vagheggi`o quella parte dell’orditura del corpo umano, poi, soddisfatta la voglia di artista, lo prese amore dei male accorti: “Indietro!” – grida, entrando improvviso in mezzo di loro, – “porgetemi dei travicelli; qui, spingeteli qui dentro; ora vi adattate sotto una pietra; notate, quanto pi`u il punto di appoggio si accosta al punto di contrasto, maggiore forza acquista la leva: ora da questa parte, uniti insieme, pieghiamo la leva verso terra… su… su… su… ecco voltato il lastrone… continuate in questa maniera, e fra mezz’ora lo avrete posto in cima”. Di l`i si stacca, e arriva ai fossi che si scavano sopra altra parte del monte: i manovali barellano la terra e, gettandola lungo i baluardi, s’ingegnano a renderli sempre pi`u stabili; un vecchio di bell’apparenza e di sembianza degna di meno umile ufficio, rimasto solo, si sforza di recarsi in capo la barella, e senza aiuto far solo e vecchio quello che gli altri in due e giovani fanno; per`o la facolt`a non rispondeva al proponimento, sicch'e nel volto gli si legge l’ostinazione che manca, e lo sconforto che comincia. Michelangelo gli `i sopra, lo considera alquanto e poi: “Padre”, – gli dice, – “mi pare che voi non siate fatto per cos`i basse opere”.
“Bassa opera!” – risponde il vecchio; – “quando torni in utilit`a della Repubblica, io non so come la si possa chiamare bassa”. “Ma via, tra zappare, barellare la terra”, – soggiunge il Buonarroti, – “e dettare leggi ci corre a mio parere una certa tal quale differenza”. E il vecchio: “Quando tutti i Romani zappavano, vinsero tutti.” Michelangelo soprastette alquanto pensoso, quindi riprese: “Per`o le forze vi mancano… e per troppi anni siete male atto a coteste [14] fatiche”. – “Ah! poco pietoso cittadino, perch'e mi fai sentire con le tue parole l’amarezza di non potere giovare meglio alla mia patria? Era pure pi`u degno di te, invece di consumare il tempo in vane novelle, stendere le braccia e porgermi aiuto a trasportare la terra”. – “In fede di Dio tu hai ragione.” E qui Michelangelo, presa la barella dalle stanghe di dietro, Perch'e, salendo il monte, minore peso sentisse il vecchio, gli dava aiuto a portare.
14
cotesto = questo
Michelangelo costretto a procedere a lenti passi, concedeva agio al Castiglione di raggiungerlo, come infatti anelante, bagnato di sudore il raggiunse, e tostoch'e gli venne accanto, con voce ansiosa lo chiam`o:
“Messere Michelangelo!”
“Che c’`e, mio bel garzone?”
E Dante, vie pi`u accostandosegli, sommessamente gli dice:
“Il gonfaloniere manda per voi”.
“Ora non posso; bisogna prima che porti questa barella; subito dopo sar`o con voi”.
Quando la terra fu scaricata, Michelangelo con amorevole piglio si volse al vecchio cos`i interrogandolo:
“Padre, vorreste voi dirmi il vostro nome in cortesia?”
“Nacqui nel contado di Firenze, ho lavorato i suoi campi, ho combattuto le sue battaglie, ho pianto alle sue tribolazioni; il nome nulla aggiunge o toglie alla mia vita: mi chiamo uomo”. E levatasi la barella sopra le spalle, se ne ritornava l`a donde si era dipartito.
“Lui”, – esclama Michelangelo accennandolo col dito al Castiglione, – “dev’essere uomo fatto grande dalla sventura o dalla pazzia”.
Era cotesto vecchio il padre di Annalena; se Michelangelo indovinasse giusto, a suo luogo e tempo saprete.
Capitolo Decimo
Fra’ benedetto da Fojano
La innocente vergine dorme supina sopra un lettuccio a canto quello del padre, le mani tiene abbandonate lungo i bei fianchi, le gambe tese, il capo alquanto chino su la spalla destra in dolce atto di quiete. Perch'e sorride la vergine? Sogna aver l’ale alle spalle ed abbracciare su i fianchi un angelo ed esserne abbracciata. Sogna un cielo chiaro e sereno dove si avvolgono perpetuamente in moto armonioso miriadi di globi lucenti, e parle che il compagno le dica: Vieni, voliamo a raggiungere cotesta stella col`a che sopra tutte le altre scintilla: e volano, volano… l’aria percossa sibila loro dietro le spalle, e la stella `i raggiunta, poi da lontano contemplano un augellino che si affretta cantando, e il compagno riprende: Vieni, voliamo ad interrogare quell’augelletto – e in meno che non balena gli stanno sopra; lui invano raddoppia il batter dell’ale, e l’hanno preso: Dove vai, uccello, ch'e tanto ti affretti cantando? – Mi affretto a cibare i miei pennuti, e canto lieto al mio Creatore che mi fece rinvenire l’esca con la quale nutrirli. – Va, va, augelletto; cos`i ti sieno preste l’ale al volo e Dio ti preservi dal falco. – Poi il compagno riprese: L’ora della preghiera `i venuta; e cos`i dicendo comincia dolcemente un inno al Signore; ella si volse a contemplarlo in viso… – santi del paradiso! Vede le belle sembianze di Vico, le quali, quanto lui pi`u s’infervoriva nella preghiera, tanto pi`u diventavano luminose, roventi quasi, alfine i suoi occhi come feriti non possono sostenere la vista, ella si desta… e freme… raggio di sole penetrando traverso lo spiraglio della finestra si posava sopra le sue palpebre.
Le diverse bisogne compiute, Annalena si prostra e prega: “Vergine santissima, il primo pensiero della mia anima risvegliandomi era tuo… ora… non pi`u… ma tu vorrai perdonarmi… non ti ho supplicato che tu m’ispirassi per conoscere se mal facevo ad amare un ente mortale, come amo te?… e l’angelo custode da parte tua non mi ha dissuaso, anzi lui mi parve mi confortasse ad amarlo. Madre di Dio, ti raccomando il mio povero padre; – la mia genitrice gi`a da gran tempo al tuo fianco non abbisogna delle mie preghiere; – e poich'e cos`i piace al cielo, non meno ti raccomando il mio diletto…” Qui fissa contemplando la immagine, le parve che dal vetro dentro il quale stava custodita mandasse un baleno: volse la faccia, e…